Cerca nel blog

lunedì 10 ottobre 2011

Qualità dell'acqua del lago di Garda


Alla fine di luglio Legambiente ha presentato il risultato della campagna d'indagine sulla qualità delle acque dei maggiori laghi italiani, campagna denominata Goletta dei Laghi e che si ripete puntualmente all'inizio dell'estate da 6 anni. Complessivamente la qualità dell'acqua del lago di Garda risulta essere la migliore tra i laghi lombardi soprattutto per quanto riguarda gli aspetti chimico-fisici, ma presenta delle criticità di tipo batteriologico, che sono distribuite tra le sponde lombarda e veneta ad esclusione di quella trentina. Su 11 punti definiti come inquinati o fortemente inquinati ben 7 appartengono alla Lombardia tra cui uno anche a Sirmione. Gli altri sono a Desenzano (due), Salò, Toscolano, Padenghe e Limone uno a testa. L'inquinamento è dovuto alla presenza di batteri fecali (Enterococchi Intestinali e Escherichia Coli) in quantità superiori ai limiti di legge per la balneazione ed è stato rilevato sempre in coincidenza di foci di torrenti e rigagnoli provenienti dall'entroterra. Per Sirmione il punto classificato come 'inquinato' è la foce del 'Rio della Garbella' a Lugana, che risulta inquinato anche nelle indagini precedenti. E' quindi evidente che questi corsi d'acqua raccolgono acque reflue fuori controllo provenienti da zone interne che sfuggono al sistema di depurazione degli scarichi dei comuni. La qualità delle acque del lago, da cui dipende la qualità della vita ambientale ed economica degli abitanti dei comuni rivieraschi, deve essere sempre uno degli obiettivi centrali delle amministrazioni locali ed i punti prioritari di uguale importanza su cui si deve lavorare ora con una certa urgenza sono due: 1) la bonifica di tutti i corsi d'acqua che confluiscono nel lago mediante opportune collaborazioni e pressioni sui comuni che ne sono attraversati, 2) la progettazione e realizzazione di un nuovo depuratore a servizio della costa bresciana per scaricare quello di Peschiera ormai sottodimensionato e chiudere il condotto fognario che attraversa il lago sul fondale tra Maderno e Torri vecchio di 30 anni, di difficile e costosa manutenzione e che può diventare una bomba batteriologica in caso di grave rottura. Aggiungerei inoltre un altro obiettivo per i comuni del basso lago: studiare ed implementare un piano di sostenibilità per l'agricoltura locale per ridurre il carico di fosforo e nitrati derivati dalla concimazione chimica delle coltivazioni e che in parte si riversa anche nel lago con le acque piovane e che alimenta alghe e fitoplancton che, a loro volta, abbassano il tenore di ossigeno indispensabile alla vita animale.

giovedì 30 giugno 2011

Qualità della vita a Sirmione

Lo scorso 6 giugno il sole24ore ha pubblicato un articolo su uno studio sulla qualità della vita nei comuni italiani. Lo studio, realizzato dal Centro Studio Sintesi di Venezia, ha classificato i comuni con una popolazione maggiore di 3000 abitanti utilizzando 20 indicatori non solo di ricchezza economica, ma anche indicatori  di qualità ambientale e sociale scelti secondo un modello, tuttora in corso di valutazione e miglioramento, elaborato da un gruppo di economisti guidati dal premio nobel Joseph Stiglitz. Dopo una prima scrematura generale sono stati utilizzati altri 49 indicatori suddivisi per 8 aree tematiche che sono: benessere economico, istruzione e cultura, partecipazione alla vita politica, rapporti sociali, in/sicurezza, ambiente, attività personali e salute. Alla fine dell'analisi risultano nei primi 50 posti tre comuni del lago di Garda: Bardolino al primo posto, Sirmione al terzo e Desenzano all'undicesimo. Sapere di essere residente nel terzo comune per qualità della vita in Italia sicuramente fa molto piacere.
Sirmione ha ottenuto degli ottimi punteggi in ogni categoria, ma in particolare nella categoria 'rapporti sociali' ha ottenuto il massimo risultato. Questa classificazione rispecchia abbastanza bene la realtà sirmionese, come degli altri comuni del lago, che godono tutti di elevati livelli di qualità ambientale, di salute, di sicurezza e di rapporti sociali trattandosi di comuni che hanno il privilegio di essere localizzati sul lago di Garda.
Devo osservare invece, che su alcuni indici come benessere economico ed istruzione, il fenomeno delle residenze fittizie per evitare l'ICI sulla seconda casa, cresciuto parecchio nel decennio 2000-2010, abbia contribuito non poco al buon risultato. Personalmente sarei favorevole ad una politica di maggior controllo su questo fenomeno che tra l'altro provoca una riduzione degli introiti comunali e maggiori costi generali. Per quanto riguarda gli indici ambientali sarebbe interessante sapere quali sono stati utilizzati, ma certo è che l'indice di impermeabilizzazione del territorio (strade ed immobili) non sia stato adeguatamente considerato, visto che Sirmione ha quasi il 60% di territorio impermeabilizzato (dati Legambiente) ed inoltre l'attuale amministrazione continua sulla strada di ulteriori nuovi parcheggi e sfruttamento del poco rimasto.
Anche i comuni di Desenzano e Bardolino in quanto a sfruttamento esagerato del territorio non sono secondi a nessuno. Se poi aggiungiamo un certo spreco di acqua potabile, una qualità dell'acqua del lago non sempre ottimale come era fino a qualche decennio fa, la bassissima incidenza di impianti di energia rinnovabile (solare fotovoltaico e termico in primo luogo) ed un trattamento non molto delicato del territorio a fronte lago, come nel caso del canneto di S. Vito e la relativa lottizzazione dell'area antistante, il quadro generale non sarebbe così ottimale da meritare un terzo posto.
Credo che se la politica delle amministrazioni del lago di Garda non fa un salto di qualità verso una adeguata conservazione del patrimonio territoriale e la sostenibilità economico-ambientale, a seguito di una maggiore taratura degli indicatori ambientali, i comuni del lago di Garda perderanno le prime posizioni a favore dei sempre più virtuosi comuni altoatesini che già da anni perseguono una forte politica di cura  e salvaguardia del loro specifico patrimonio territoriale.

mercoledì 1 giugno 2011

Il referendum sul nucleare si fa! Appello al voto SI

La cassazione ha deciso: il referendum sul nucleare si fa! Nonostante il decreto 'omnibus' approvato lo scorso 20 maggio che cancellava le norme sul ritorno al nucleare in Italia la corte ha ritenuto che questa cancellazione non è equiparabile alla abrogazione delle norme così come impostato dal quesito referendario. Del resto era evidente a chiunque che la mossa del governo era solo una furbata per tentare di cancellare il referendum e lasciar passare del tempo sufficiente a far dimenticare l'ultimo gravissimo incidente di Fukushima. Lo stesso Berlusconi lo aveva affermato pubblicamente. La scelta della corte è quindi perfettamente corretta e saranno gli italiani a decidere se il nucleare si farà o meno in Italia.
A questo punto faccio un breve riassunto sul perchè NON si deve fare il nucleare e si deve votare SI al quesito referendario del 12 e 13 giugno:
- Il nucleare produce scorie di vari livelli di pericolosità e per quelle più radioattive nessuno al mondo ha trovato una soluzione definitiva; le scorie vanno gestite per decine, centinaia e migliaia di anni a seconda del loro livello di pericolosità e questo è un costo elevatissimo (non conteggiato - perchè impossibile- quando si parla del costo dell'energia elettrica prodotta da nucleare) per le generazioni future ovvero i nostri figli, i nostri nipoti e via... Pensiamo a loro!
- Il nucleare è attualmente più costoso dell'eolico e del gas, lo dimostrano vari studi indipendenti tra cui ad esempio uno studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology - USA) una delle università più importanti al mondo. La banca d'investimenti Citigroup ha presentato uno studio con le stesse conclusioni, anzi sono molto più espliciti, avvertono i loro clienti di NON investire sul nucleare ritenendolo un investimento estremamente costoso ed a rischio senza visibilità sul futuro. Quindi non riduce i costi in bolletta come vi raccontano, ma li aggrava specialmente in prospettiva futura.
- L'uranio, su cui si basa il nucleare attuale, non è una risorsa rinnovabile, anzi tutt'altro. Numerosi studi indipendenti di geologi dimostrano che le riserve sono sufficienti per alimentare le centrali in funzione per al più altri 30 anni e poi vi saranno seri problemi di fornitura. Le centrali italiane che sarebbero, forse, pronte nel 2020 avrebbero al massimo 20 anni di attività più o meno tranquilla e poi non si sa. Questo vuol dire incremento forte e veloce del prezzo dell'uranio esattamente come ora succede al petrolio.
- L'Italia non possiede uranio, non possiede la filiera industriale di trattamento dell'uranio per la preparazione del combustibile per la centrale e per il riprocessamento dopo l'utilizzo. Dipendiamo dalla Francia e dalla Gran Bretagna ed eventualmente dagli Stati Uniti. Questo è un costo e va a scapito della nostra bilancia commerciale. Inoltre la tecnologia costruttiva del nucleo delle centrali, ovvero la parte più costosa ed importante, non è italiana ma francese oppure americana (nel caso delle centrali previste dalla Edison).
- Il nucleare, lo ha dimostrato con i tre incidenti più gravi della storia, Three Miles Islands (USA), Chernobyl (Ucraina) e ora Fukushima (Giappone), quando arriva alla fusione delle barre del combustibile e al riversamento esterno nell'ambiente del materiale radioattivo, anche se non fa morti immediati e diretti come a Three Miles Islands ed a Fukushima, rende inutilizzabile per decenni e forse più vaste zone di territorio come a Chernobyl e come sta succedendo a Fukushima. A Fukushima sono decine di migliaia le famiglie costrette ad abbandonare TUTTO e per ora riceveranno un primo risarcimento dalla TEPCO di 8000 euro (TEPCO è la compagnia che ha realizzato le centrali danneggiate). Dove se la comprano una casa con 8000 euro? Ricordiamoci che la TEPCO è giapponese e sono anche bravi che già in tempi brevissimi a meno di 2 mesi di distanza dall'incidente hanno deciso di risarcire le famiglie coinvolte con 8000 euro. Ma ENEL non è la TEPCO e qui siamo in Italia. Tanto per risvegliare la memoria: la disgrazia del Vajont dell'ottobre del 1963 che provocò la morte di quasi 2000 persone e la distruzione del paese ha visto poi una tormentata e lunghissima storia processuale terminata a fine 1999 e che condannò ENEL, MONTEDISON e Stato italiano in parti uguali a risarcire le famiglie coinvolte con circa 35000
euro a testa. Ecco 35000 euro dopo oltre 30 anni, questa è la realtà italiana. Immaginate una cosa tipo Fukushima in pianura padana. Cosa farà la famiglia monoreditto che stava pagando il mutuo della casa e che si ritrova per strada?

Bene se il nucleare è da evitare allora come sostituire le centrali nucleari con delle centrali in grado di fornire energia elettrica per altrettante ore annuali, ovvero mediamente 8000 ore /anno, senza quindi le interruzioni tipiche dell'energia solare e dell'energia eolica, e perciò in grado di fornire l'energia elettrica di base, ovvero quella che deve esserci sempre e non dipendere da condizioni non programmabili come è ad esempio il vento da cui dipende il funzionamento delle centrali eoliche?
Risposta: con la GEOTERMIA! L'Italia è stata la prima al mondo ad installare un centrale elettrica alimentata da vapore d'acqua pressurizzato prodotto da pozzi geotermici a Lardarello in Toscana. La potenza elettrica da fonte geotermica installata in Italia è circa 2 GW corrispondente ad una centrale e mezza di quelle volute dal governo. Ma il potenziale geotermico italiano stimato è superiore ai 15 GW, si avvicina ai 20 GW con le tecnologie attuali italiane, economiche e con tempi di realizzazione ragionevoli, inferiori ai 5 anni. La fonte geotermica è gratuita, non produce scorie, è ragionevolmente rinnovabile, ci vogliono secoli per ridurre la potenza di un pozzo ovviamente dipende anche dal grado di sfruttamento più o meno intensivo del campo geotermico ma le conoscenze scientifiche che abbiamo ci permettono di non abusarne) e potrà essere allargata in futuro con i miglioramenti tecnologici della geotermia profonda recuperando l'esperienza dei pozzi petroliferi anche offshore, ovvero nel mare.
Quindi il potenziale geotermico italiano con la tecnologia attuale ITALIANA per la produzione di energia elettrica è superiore alla potenza del piano  nucleare di Berlusconi e ridurrebbe sicuramente i costi in bolletta dell'energia.

Concludo dicendo che se sono fermamente contrario alla realizzazione di centrali nucleari ad uranio per i vari motivi sopra espressi, sono invece sicuramente favorevole alla ricerca scientifica e tecnologica sul nucleare che in ogni caso ha ampie ricadute di conoscenze, professionalità e di tecnologie a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare se vogliamo rimanere competitivi con il resto del mondo.

lunedì 30 maggio 2011

Riscaldamento termale

Una delle risorse più pregiate di cui gode il territorio di Sirmione è l'acqua termale. Il suo sfruttamento a fini terapeutici risale al 1900 quando è inaugurato il primo centro terapeutico. Gli sviluppi negli anni successivi hanno portato alla situazione attuale con due centri termali, un centro  benessere inaugurato nel 2003 e tre alberghi che usufruiscono direttamente di un esclusivo servizio terapeutico per i loro clienti. Tutto questo ha un risvolto economico importante anche per la popolazione residente in termini di offerta lavorativa diretta e indiretta col turismo. L'acqua termale di Sirmione ha una proprietà fisica che è sempre stata non rilevante ai puri fini terapeutici, ma che può essere rilevante per un altro utilizzo: la temperatura di 69 gradi centigradi. Essa è superiore alla temperatura di funzionamento dei normali termosifoni casalinghi e circa uguale all'acqua calda per doccia. L'impiego terapeutico necessita di un opportuno raffreddamento dell'acqua, altrimenti non utilizzabile direttamente, ed attualmente il raffreddamento è realizzato mediante scambiatori termici con le acque del lago. Ma visti i tempi che corrono, con i continui aumenti dei combustibili, non sarebbe il caso di valutare lo sfruttamento di questo calore per il riscaldamento invernale e per la produzione di acqua calda? La geotermia di bassa temperatura per il riscaldamento è una delle fonti di energia rinnovabile più economiche ed ha enormi possibilità di sviluppo in Italia, ma soprattutto a Sirmione con vantaggi evidenti per la popolazione: abbattimento dei costi di climatizzazione invernale che si riducono all’ammortamento degli impianti ed alle spese di manutenzione ma che non risentirebbero più dei prezzi del mercato dei combustibili.

domenica 29 maggio 2011

Acquedotto ad uso non potabile a Sirmione

Sirmione. Nell’assemblea pubblica del 23 maggio presso la frazione di Rovizza il sindaco Mattinzoli annuncia trionfante la disponibilità del nuovo acquedotto ad uso non potabile a cui già dal giorno successivo si può fare richiesta di allacciamento. La cosa è sicuramente utile, ma bisogna anche ricordare che l’idea di un acquedotto per usi non domestici, tipicamente l’innaffiamento di giardini ed orti, è nata oltre 15 anni fa con l’ultima giunta di centro sinistra. Ed ora il traguardo raggiunto è limitato ad una piccola frazione dell’area del Comune. Quando anche altri sirmionesi potranno usufruire di un tale servizio? Non si sa. L’acqua potabile è una risorsa preziosa e visto l’incremento nell’ultimo decennio della popolazione residente, delle seconde case e delle piscine private sarebbe il caso di avere una visione complessiva della gestione dell’acqua, utilizzare acqua potabile per innaffiare i giardini è uno spreco, tra l’altro costoso, che deve essere ridotto. Cali di pressione dell’acqua nel periodo estivo di massima affluenza turistica sono piuttosto frequenti.  Allora, visto che sia per i problemi di difficoltà oggettiva che ci sono nell’allargare il servizio sia per le altre priorità dell’amministrazione Mattinzoli (ad esempio gli amati parcheggi), non sarebbe il caso di adottare delle norme che obblighino l’installazione nelle nuove abitazioni di impianti per il recupero delle acque piovane? E magari prevedere già l’allacciamento al doppio acquedotto. Inoltre si dovrebbe richiedere che gli impianti automatici di irrigazione sia pubblici che privati siano dotati di sonde di umidità del terreno. Troppe volte ho visto impianti irrigare anche dopo abbondanti acquazzoni. Vedremo se alle roboanti dichiarazioni della serata seguirà una politica veramente rivolta alla sostenibilità dell’utilizzo dell’acqua.

martedì 19 aprile 2011

Cancellato il programma nucleare. Ma c'è da crederci?

Mossa astuta del governo Berlusconi che oggi ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all'esame dell'aula del Senato, l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese. L'obiettivo è duplice: evitare di perdere voti nelle Amministrative del prossimo mese e depotenziare il referendum abrogativo del 12-13 giugno. Se passa l'abrogazione in parlamento allora il referendum è cancellato col risultato che gli altri tre quesiti referendiari, i due sulla gestione dell'acqua, e quello sul legittimo impedimento si vedono di colpo ridotte le probabilità di raggiungere il quorum necessario per la loro validità. Dagli ultimi sondaggi risulterebbe infatti una buona probabilità di raggiungimento del quorum dei referendum trainati da quello sul nucleare dopo il disastro della centrale di Fukushima in Giappone. (vedi questo link: fukushima. analisi nielsen)
Una reale volontà di cambio nella politica energetica lo si potrà meglio vedere nei prossimi decreti sulle energie rinnovabili in particolare nell'atteso quarto 'Conto Energia' dopo che il noto decreto Romani (detto 'ammazza rinnovabili') dello scorso 3 marzo aveva ridotto la durata del terzo Conto Energia, approvato in Agosto 2010, da 3 anni (2011-2013) a 5 mesi (scade il 31 maggio) ed introdotto il tetto sull'installato totale e delle assurde norme di gare al ribasso per gli impianti sopra i 5 megawatt di potenza. Non credo ad una svolta del governo, ma solo a mosse tattiche per prendere tempo e poi, passata la tempesta Fukushima, riproporre il tutto magari cambiando tattica (centrali di dimensioni ridotte inferiori ai 500 MW ma distribuite sul territorio) sotto la pressione dei grossi lobbisti del nucleare di confindustria (Ansaldo, Edison, Impregilo, Enel).

domenica 17 aprile 2011

Centrale elettrica alimentata da pollina a Bedizzole

Ultimamente ho ricevuto alcune mail dal circolo PD di Pedizzole, tramite PDGarda, riguardanti la realizzazione di una centrale elettrica alimentata dalle deiezioni avicole (la pollina).
L' 8 aprile si è svolto il consiglio comunale di Bedizzole che aveva all'ordine del giorno punto 2) 'discussione in merito alla richiesta di autorizzazione alla installazione di un impianto di recupero energetico proveniente dalla gassificazione delle deiezioni avicole (pollina)'.
Ricercando nel sito del comune di Bedizzole ho anche trovato la lettera di convocazione della Conferenza dei Servizi per il prossimo 27 aprile da parte della Provincia di Brescia per la valutazione della domanda di autorizzazione alla realizzazione dell'impianto.
Pertanto il progetto sta proseguendo l'iter autorizzativo per ora senza ostacoli.
Sul sito del Ministero della Sviluppo Economico, si trova la scheda di dettaglio del progetto che recita:
Nome progetto: Realizzazione impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (biomassa-pollina) di potenza pari a circa 1 MWe ubicato nel comune di Bedizzole in Via dei Riali da parte della società 3 A s.s. Società Agricola.
Tipo: Biomassa e linea elettrica
Data: richiesta 04/03/2011

Avrei da fare le seguenti considerazioni:
Vi sono delle incongruenze tra quanto dichiarato dal comune (si parla di 'gassificazione') e quanto descritto nel sito del Ministero e nella lettera della Provincia dove si parla di 'biomassa'.
Prendendo per buono quello che dichiara il comune si tratta di un impianto che utilizzza la pollina come fonte primaria per un processo di gassificazione che alimenta un generatore elettrico a turbina con una potenza elettrica di 1MW (dalla descrizione del Ministero).
Questo tipo di processo non è una operazione molto efficiente dal punto di vista energetico anche se la centrale è di tipo a cogenerazione con recupero del calore. Calore che (ipotizzo) probabilmente è utilizzato dall'azienda agricola per scaldare l'allevamento avicolo e/o delle serre nel periodo invernale ma che nel periodo estivo è sicuramente parzialmente inutilizzato.
Il processo di gassificazione normalmente produce fanghi di scarico che devono essere smaltiti ed una miscela di gas e ceneri; il gas deve essere filtrato (quindi ceneri di scarto) ed il successivo processo di combustione della miscela di gas produce particolato (dal residuo delle ceneri rimaste), ossidi di carbonio e azoto, CO2 e vapor d'acqua.
Per quanto possano essere filtrati i fumi di scarico non credo che riesca ad abbattere anche il microparticolato (il noto PM10) visto che l'impiego di tecnologie per la sua eliminazione  aumenterebbe notevolmente il costo dell'impianto ed abbasserebbe contemporaneamente l'efficienza complessiva (anche di un 10%) e di conseguenza la resa e quindi anche il vantaggio economico per l'azienda.
Non ho trovato specificato in nessun documento la provenienza della pollina. Mi auguro sia prodotta dalla stessa azienda in loco altrimenti allo scarico dei fumi dell'impianto si aggiungono gli scarichi dei mezzi di trasporto della pollina fino all'impianto.
L'impianto è di una discreta potenza (1 MWe) l'equivalente di 333 impianti fotovoltaici da 3kW familiari come quello che ho installato a casa mia. Ma attenzione questa è la potenza elettrica dichiarata che nel complesso del ciclo produttivo, partendo dal contenuto energetico della pollina, alla fine risulta essere solo un terzo (33%) di quanto immesso in ingresso all'impianto, ovvero la potenza potenziale della pollina in ingresso è 3 volte tanto. Un altro terzo di potenza è recuperato sotto forma di calore (sono ottimista) ed il restante terzo è disperso nell'ambiente sempre come calore. Inoltre questo genere di impianti hanno un rendimento complessivo che dipende anche dalla potenza ovvero le migliori efficienze si ottengono con potenze superiori ai 5 MWe e solo gli impianti di grossa taglia impiegano le migliori tecnologie di filtraggio dei fumi.

Il mio parere personale per questo genere di impianto è sicuramente negativo, se poi la pollina non è prodotta in loco è fortemente negativo.
In sostituzione io proporrei di utilizzare la pollina (ammesso che sia prodotto in loco) secondo due modalità operative alternative e/o combinate:
- per la produzione di biogas in un digestore anaerobico e poi utilizzare il biogas per alimentare la turbina per la generazione di energia elettrica. I vantaggi sono molteplici tra i quali: ridotta emissione di fumi di scarico (quasi assenti, la componente nettamente predominante del biogas combusto è CO2 e vapor d'acqua),
riutilizzo del prodotto 'digerito' come integratore di concimi agricoli. Possibilità di usufruire comunque degli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
- utilizzare la pollina direttamente per la produzione di concime organico per impieghi in agricoltura in forma sbriciolata o pellet, ma la convenienza economica per l'azienda ne risulterebbe ridotta.

Credo che la richiesta di una valutazione tecnica indipendente sia più che legittima e soprattutto doverosa e dovrebbe essere fatta almeno in forma preliminare tempestivamente per presentarla come osservazione e memoria presso la Provincia prima della riunione della Conferenza dei Servizi del 27 così come indicato nella lettera di convocazione.

martedì 29 marzo 2011

Successo dei verdi nelle elezioni regionali tedesche

Strepitosa avanzata dei verdi nelle elezioni regionali tedesche. Nel Baden-Wuerttemberg, la ricca regione dell'industria dell'auto, crescono dall'11% al 25% e assieme ai socialdemocratici passano al governo, nella Renana Palatinato ottengono addirittura un incremento di quasi 4 volte passando dal 4,5% ad oltre il 17%. La cancelliera Merkel esce ridimensionata (ma così pure i socialdemocratici ed anche i liberali) soprattutto a causa della sua politica ambigua sul nucleare che sotto la pressione delle lobby energetiche aveva consentito di estendere la vita media delle centrali più vecchie di oltre 10 anni, centrali che altrimenti avrebbero dovuto essere disattivate entro il 2020. La repentina sospensione di questo provvedimento a seguito della crisi nucleare in Giappone non ha convinto l'opinione pubblica tedesca molto sensibile sui temi ambientali e molto favorevole allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Questo spostamento di grandi fette di elettorato verso i partiti verdi è avvenuto anche in Francia nelle elezioni regionali del 13 marzo che hanno visto raddoppiare le preferenze del partito dei verdi superando per la prima volta il 12%. Il risultato sarebbe stato probabilmente ancora più favorevole ai verdi francesi se le elezioni fossero state una settimana dopo.
E da noi?
Anche da noi vi è un progressivo aumento di sensibilità verso i temi ambientali, reso in questi giorni ben evidente dai sondaggi dopo la tragedia giapponese che sta causando un disastro nucleare che per gravità si  avvicina drammaticamente al disastro di Chernobyl del 1986, ma che potrebbe addirittura superarlo nel caso peggiore di definitiva impossibilità di riprendere il controllo del raffreddamento dei reattori, vista l'alta densità della popolazione residente nelle regioni di Fukushima e in quelle adiacenti rispetto alla bassa densità delle popolazioni residenti nel '86 nelle regioni di Chernobyl e dintorni.
Mi auguro che questa tensione ambientale rimanga alta al fine di raggiungere il quorum nel referendum prossimo del 12 giugno, ma una eventuale vittoria del SI non deve essere presa come punto di arrivo. Le forze politiche progressiste di opposizione al governo Berlusconi, il PD in primo luogo, devono imboccare definitivamente con massima decisione e convinzione la strada delle energie rinnovabili, inesauribili, distribuite democraticamente su tutto il globo per ribaltare la situazione attuale dipendente dalle fonti fossili in esaurimento, altamente inquinanti, climalteranti e causa continua di conflitti militari, e quindi avviare la nuova economia ecologica, il fondamento della rivoluzione verde del XXI secolo.